Nell’executive summary dell’ “Indagine sui green jobs nell’ambito dell’economia circolare”, un’indagine di Legambiente e Green Factor, vi è una sezione dedicata al tema “Le professioni dell’economia circolare: scenari post-Covid19” di cui nel seguito del presente articolo approfondiamo alcuni aspetti rilevanti. Tale indagine fa parte di ECCO – Economie Circolari di COmunità, un progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e promosso da Legambiente che che si propone di diffondere conoscenze e informazioni in tema di economia circolare.

L’indagine in oggetto è stata condotta su un gruppo selezionato di stakeholder scelti fra  operatori  di  economia  sociale  e  circolare,  ed  è  stata  svolta  tra metà  aprile  e  i  primi  di  maggio  2020,  durante  la prima fase del lockdown. Le rilevazioni    sono avvenute    attraverso    la    somministrazione    di    questionari,  dove  agli  intervistati  è stata  data  la  possibilità  di  commentare  i  dati previsionali e di esprimere il proprio grado di competenza sulle specifiche questioni.

Un primo fatto interessante emerso dall’indagine è l’evidenza di come la crisi sanitaria sia percepita come un problema, sì, in un 42% dei casi ma rappresenti, allo stesso tempo, l’occasione per costruire un nuovo paradigma più sostenibile nel 61% dei casi.

Un  trend molto interessante messo in luce dall’indagine sono le  proiezioni  a  un  anno dall’epidemia, a 5 anni e a 10 fornite dagli esperti in materia attraverso le proprie risposte

Secondo  gli  intervistati, entro  i  prossimi  cinque  anni  i  posti  di lavoro green cresceranno del 26,4% e prevale un ottimismo diffuso: “l’uscita dalla crisi sarà lenta e la ripresa dei valori economici ambientali dovrà recuperare il gap culturale e politico sopraffatto dall’emergenza, pur in presenza di aumentata crisi climatica” ma “ci si renderà conto nel prossimo paio d’anni che questi sono gli investimenti necessari e che ci sia bisogno di cambiare prospettive lavorative”.

La fiducia verso una visione Europea dell’ambiente tende a radicarsi nelle risposte date dagli stakeholder anche nella prospettiva di più lungo periodo, verso i prossimi 10 anni con un 34,5% di occupazione green in più grazie agli investimenti e le politiche, non solo italiane  ma  anche  e  specialmente  europee,  riguardanti  i  posti  di  lavoro  inerenti l’economia circolare verranno considerati necessari.

Gli esperti pensano che i rischi maggiori per la realizzazione di un’economia circolare derivino da fattori pre-Covid e non tanto e non solo dalla crisi sanitaria

Tra i principali ostacoli da superare gli esperti hanno infatti individuato: i vincoli imposti dalla burocrazia, la scarsa attenzione che le istituzioni ripongono su questi temi in ambito locale, così come sarebbe necessaria una politica finanziaria di sostegno alle start up. Inoltre la comunicazione verso i cittadini emerge come uno strumento fondamentale per la conoscenza e la diffusione delle buone pratiche dell’economia circolare e per lo sviluppo sul territorio.

Fra i settori e i temi che avranno maggiore possibilità di sviluppo nel prossimo futuro dell’economia circolare l’indagine ci indica: la riparabilità e il recupero, lo  sharing,  l’acquisto pubblico verde per le PA e il  settore  del  riuso.

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